29 lug 2015

Staccare per rinascere e leggere per viaggiare



Imperativo categorico per godersi una vacanza? Staccare con tutto ciò che rappresenta la tua quotidianità. Non ho mai avuto il tempo (o la voglia) di correre la mattina presto, ma in vacanza - non prendetemi per pazza - lo faccio, e mi piace. Soprattutto in un contesto naturale che porta in strade con canneti e percorsi che sbucano in spiaggia, e se la corsa diventa la scusa per un primo bagno mattutino. Poi mangiare sano diventa naturale, più frutta e verdura innanzitutto, per sopravvivere alle temperature della mia bella isola, che da quando mi sono trasferita in Piemonte, è diventata un luogo magico, scrigno di ricordi, di affetti e di posti prima sottovalutati e ora ispezionati con piglio da turista, godendone ogni angolo. Ma c'è anche caldo, tanto caldo...

Infine leggere in ogni momento della giornata, cercando oasi di silenzio e ombra, brandendo il libro come uno scudo contro le pacifiche invasioni dei tuoi curiosi vicini di ombrellone in spiaggia, divincolandosi da rituali più o meno scontati, dal castello di sabbia coi nipotini - sono una zia affettuosa lo stesso, ve lo assicuro - alla proposta di amici e parenti su giochi di carte, tamburelli, gare di bocce & co.

Ma staccare, ahimè, significa anche staccare con il mondo delle indispensabili connessioni, se non per un tweet fugace dal telefonino. Appena la congiuntura astrale me lo ha permesso, ed essendo il vizio di scrivere un piacere irrinunciabile, ecco che mi riaffaccio sulla pagina per dirvi di stare tranquilli, la geniale idea di inaugurare Fogli di tè alla vigilia delle mie vacanze non è naufragata ancora prima di iniziare, e le mie letture estive proseguono con passione. Ho iniziato da Claire North e il suo affascinante libro su “Le prime quindici vite di Harry August”. Ora, fermo restando che ho bisogno ancora di un po’ di tempo per finirlo, e quindi serenamente eviterò di svelarvi cosa ne penso, posso di sicuro trarre spunto dall’ultimo capitolo appena letto, per parlare di qualcosa che mi succede ogni volta che mi immergo nelle atmosfere di un romanzo nuovo. Comincio a immaginarmi non necessariamente nella vita del protagonista, ma nei posti in cui si svolge l’azione. 

Il mio legame con i viaggi è qualcosa di atavico, l’idea di poter conoscere posti nuovi e soprattutto gente nuova, le loro storie, il loro modo di relazionarsi alla vita e scoprire quanto questo sia uguale e diverso in ogni posto, mi ha sempre catturato. Quando poi ho capito che potevo andare lontano per cercare io di essere parte di quella storia e per capirla con gli occhi non di chi giudica ma di chi comprende, o prova a farlo, ho capito quale dovesse essere il mio posto nel mondo. Il protagonista del libro, Harry, vive le sue vite attraverso il Novecento, i suoi grandi conflitti e le conquiste, le città  e le atmosfere sono innumerevoli, e io lo invidio. 

Seduta sulla mia sdraio di plastica arancione, sotto un sole che non mi ricordavo così cocente, con un cappello grande, a seconda della mi apprensione alla socievolezza, io viaggio con lui. Mentalmente sogno di rivedere Londra, scoperta di recente e già amata, con uno, tra i tanti che riserva questa multiforme metropoli, dei luoghi più affascinanti mai visti in vita mia. Sto parlando ovviamente di una libreria, una grande libreria di viaggi che si trova nel cuore della Londra più turistica, a Covent Gardner, a due minuti dalla fermata della metro Leicester Square; si tratta della Stanfords. Aperta dal 1901, è nota non solo per i libri di viaggi ma per le mappe, che ha attirato anche illustri viaggiatori come Ranulph Fiennes, Michael Palin o Florence Nightingale. Suddivisa su tre piani, di cui l’ultimo interamente dedicato a mappe e mappamondi, di ogni luogo sulla terra; mentre il primo piano  scendendo le scale, si apre su una miriade di guide turistiche. Come sempre non ho potuto fare a meno di soffermarmi sulla guida di un luogo per me tanto amato, l’Afghanistan, di cui è sempre difficile trovare mappe e guide adeguate e ben fatte. Così è il mio mondo, una scoperta infinita di luoghi e di viaggi che farò e che sogno di fare. Ma intanto cominciamo da un bel libro e dal prossimo posto in cui mi porterà, seduta sulla sdraio di una spiaggia ragusana. 

Ovviamente Londra è anche la patria del tè per eccellenza, almeno per quanto riguarda una certa idea e un certo concetto di quello che il tè rappresenta per gli inglesi. Ho anche visitato un posto meraviglioso come ce ne sono miliardi in città, ma questa è un’altra storia e la connessione non mi aiuta.

24 lug 2015

Un tè alla salvia con le spose israeliane di Noemi Ragen










La Gerusalemme di una femminista




Naomi Ragen scrive da trent’anni, più o meno da quando ha deciso di trasferirsi a Gerusalemme dagli Stati Uniti. Eppure in Italia i suoi romanzi circolano, tradotti, da appena due. Nove romanzi che hanno un unico filo conduttore: la donna all’interno dell’ebraismo ultra-ortodosso.

Racconta la sua Gerusalemme, così lontana dai cliché, a cui siamo soliti affezionarci, e così amata; luogo di incontro e rinascita per la religione e le tradizioni ma anche luogo in cui le leggi dell’apparire si scontrano con quelle della violenza privata, sotterrandone i segreti inconfessabili. Naomi Ragen li porta alla luce, in maniera impietosa, lei, che nel suo sito si definisce: “Una donna ortodossa, femminista e iconoclasta, sostenitrice instancabile per i diritti delle donne in Israele, che conduce una campagna implacabile contro gli abusi domestici e i pregiudizi nei tribunali rabbinici”.



Fuori dai circuiti "intellettuali" perché ama il suo Paese


I romanzi pubblicati in Italia sono i suoi primi tre: Una moglie a Gerusalemme, L’amore proibito, L’amore violato (Editore Newton Compton).
Al Salone di Torino, l'anno scorso, Angelo Pezzana, dell'Associazione Italia-Israele di Torino ha detto di lei: «L’abbiamo invitata perché è una delle autrici più rappresentative del suo paese, in Italia sono stati tradotti solo tre romanzi, che affrontano la realtà della donna in Israele e curiosamente la critica italiana l’ha ignorata, forse perché non le importa di essere conosciuta e scelta per altri motivi, oltre la sua scrittura, fuori da Israele. Un artista, purtroppo, per essere conosciuto fuori da Israele, oggi deve far sì che le sue opere riflettano una critica totale del paese in cui vive; anche Naomi critica le istituzioni religiose “conservatrici” in Israele, ma non fa parte di quel circolo scelto, amato, pubblicato di scrittori e registi, scelti perché critici, senza se e senza ma, verso Israele. Lei fa parte di quel gruppo che critica, con i se e con i ma e anche con molto amore per il suo paese». 


"Racconto le chiusure dell'Ebraismo ortodosso"


Di se stessa, la scrittrice ha detto: «Come mi sono avvicinata alla narrazione? Sono nata in America, mio padre proveniva da una famiglia proveniente dall’Ucraina, bene integrata, e mia madre da una famiglia ebrea molto religiosa, ma non eravamo molto religiosi; ad esempio non osservavamo lo Shabbat, e non ho ricordi legati alla mia famiglia come una famiglia religiosa. Quando ho compiuto sei anni mio padre è morto, mia madre è rimasta vedova con tre bambini piccoli, in uno dei quartieri più poveri di New York e mio fratello frequentava una scuola che a mia madre non piaceva per nulla, così ha deciso di iscriverlo ad una scuola ebraica, perché nonostante fosse costosa vi erano delle borse di studio per le famiglie povere e così provò; ma visto che mio fratello non era troppo grande per frequentarla, decisero di iscrivere me. Cominciò così il mio percorso, a sei anni, presso una scuola ortodossa. Non conoscevo nulla della mia religione, cultura, storia, ero una ragazzina americana come molte altre, pian piano ho appreso l’ebraico e così ho iniziato a capirne di più della mia identità, fino alla decisione inevitabile, una volta cresciuta, di trasferirmi a Gerusalemme. Lì pensavo di essere una persona molto religiosa ma mi sono scontrata con una realtà che non conoscevo; che ho deciso di raccontare nei miei romanzi, andando anche contro determinate chiusure dell’ebraismo più ortodosso».



Il tè è una bevanda diffusa tra i palestinesi, offerta da ogni famiglia, dai villaggi beduini alle città. Ma lo si gusta anche per le strade di Gerusalemme e Ramallah, dove tutti i momenti della giornata sono giusti per una tazza di tè alla salvia, shai maa’ qas’iin’








Preparando la valigia per l'Estate ... Non consigli ma libri per sopravvivere al caldo.


E quindi si parte. Il momento in cui devi scegliere cosa portare con te è sempre drammatico. Soprattutto se oltre ai vestiti il tuo bagaglio deve contenere anche la parte più importante della vacanza: i libri.
Tra una crema solare, un telo, e il cappello di paglia, dentro la mia borsa colorata ho scelto quelli che mi accompagneranno. A loro il compito più difficile: coinvolgermi, rapirmi, farmi pensare o ridere, rinfrescarmi mentre tutto intorno sarà sabbia, sole e inutili chiacchiere da ombrellone. A voi i suggerimenti per questa estate. Partendo dall'alto a sinistra.
  1. 21 volte Shindand, di Bruno Vio (Edizioni Kimerik). Un saggio che è anche una raccolta di biografie afghane. Un contributo importante nel panorama odierno, sul modo di vivere e di adattarsi agli eventi delle persone comuni, che vivono nella parte occidentale dell'Afghanistan. Un libro a cui sono particolarmente legata, primo perché ho conosciuto molti dei personaggi narrati, poi perché è l'esordio di un giornalista che è anche ufficiale dell'esercito, e che ha il merito di "sparire" di fronte ai suoi personaggi, regalandoci uno stile asciutto e immediato; infine perché ne ho curato la prefazione. 
  2. La Sposa giovane, di Alessandro Baricco (Feltrinelli). Il ritorno alla scrittura di un mito della mia infanzia, che negli anni ho perso un po', per questo vizio di far diventare l'arte di scrivere un mestiere. Ma il mestiere, quello vero del narrare, Baricco lo conosce bene. In questo ultimo romanzo ci regala un po' di se stesso e delle sue officine di scrittura, intrecciando il presente dei personaggi al suo presente di scrittore. Diventando egli stesso personaggio a sua volta, in un incedere di eventi sempre mutevoli e sempre sorprendenti, che a volte sviano il lettore. Una grande rappresentazione teatrale dove il corollario di personaggi ruota e si accende tutto intorno alla figura di questa Sposa misteriosa e giovane, quasi fosse un lampo di luce sul palco, nata per illuminare le esistenze degli altri ballando sui girotondi della trama.
  3. I Lanciafiamme, di Roberto Arlt (Edizioni Sur). Un classico che ritorna con il suo carico di insoddisfazione e disprezzo, in uno dei capolavori del padre della letteratura argentina contemporanea. Pubblicato per la prima volta nel 1931, fu concepito come seguito di un altro romanzo, i Sette Pazzi, ma in realtà è una storia che può essere letta a sé. I propositi rivoluzionari di Erdosain e dei suoi compagni dovranno passare attraverso il più antico dei mestieri. Un bel quadro del mondo in cui viviamo.
  4. Padre di Dio, di Martin Michael Driessen (Del Vecchio Editore). Un Dio stanco e dissacrante si ritrova catapultato nelle odierne questioni degli uomini, in un misto di decisioni epiche e bibliche e di necessità fisiologiche. Un susseguirsi di avvenimenti lo porteranno a rinunciare alla sua Onnipotenza  per dedicarsi da vicino alle sue creature, reincarnandosi in un bambino. Un modo per scoprire la letteratura olandese, il suo humor e la figura di un geniale scrittore, che è anche apprezzato regista teatrale e traduttore.
  5. Autorità di Jeff Vandermeer (Einaudi Editore), vedi 6.
  6. Annientamento di Jeff Vandermeer (Einaudi Editore). Si tratta di una saga di narrativa fantasy finalmente tradotta in italiano, di cui Annientamento rappresenta il primo volume e Autorità il secondo, a settembre sarà pubblicato Accettazione, terzo e ultimo volume. Nell'attesa io consiglio vivamente di leggere i primi due, che vi porteranno in un mondo fantastico dove a dominare è la natura, con i suoi paradossi e le sue mutazioni, che ha trasformato una zona della Terra in una non meglio definita Area X, dove avvengono misteriose sparizioni e dove le missioni inviate di volta in volta infittiscono il mistero. 
  7. Le prime quindici vite di Harry August, di Claire North (NN Editore). Un libro sulla rinascita, sulla morte che insegna ogni volta qualcosa, letteralmente. Visto che a morire è sempre la stessa persona, il dottor Harry August, che per una strana e inspiegabile casualità è bloccato nella sua vita, ogni volta. Passerà attraverso il dolore e la pazzia, le incomprensioni, la religione e la sfiducia. Seppellirà amori e forzerà ogni volta il finale, per cambiarlo e comprenderlo sempre più. Un libro affascinante scritto meravigliosamente.
  8. Vivere al ritmo della radicalità nella storia di Giovanni Feliciani (Bibliosofica Editrice). Un saggio, un volume di filosofia che è anche un manifesto programmatico. Aspirare alla libertà di essere, di esistere, di vivere secondo i propri principi. Un saggio interessante che invita alla riflessione in questi tempi di liquidi approcci e di desolate rinunce.