5 ott 2015

Harry August, 15 vite una più intrigante dell'altra

Vi avevo promesso che vi avrei parlato del libro di Claire North, di cui mi sono già occupata per  Criticaletteraria.org dove scrivo con piacere ormai da tempo. In ogni caso non voglio certo esimermi, quindi eccomi qui (Mentre chi volesse leggere la recensione  la trova in data 30 settembre su Critica).

Innanzitutto il libro Le prime 15 vite di Harry August, pubblicato dalla giovane Casa Editrice milanese NN (www.nneditore.it) è davvero un libro "nuovo". Questo conferma che l'intuito dei giovani, visto che tali sono gli editori (quarantenni, con una grande esperienza nel settore), ma anche l'autrice (l'inglese Catherine Webb, famosa per aver scritto molte young novel, sotto lo pseudonimo di Claire North) non sbaglia mai. Il risultato è un mix potente in cui si intrecciano: una trama ben congegnata, un personaggio molto complesso, un contesto storicamente convincente, una visione tutta nuova della rinascita come dannazione, eterno succedersi di eventi che si ripetono immutati, fino a far sparire le motivazioni stesse della vita. 


Il protagonista appartiene ad una specie in evoluzione, quella dei kalachakra, che - come scrivo su Criticaletteraria "fonda il suo patrimonio sulla memoria e sull’assenza del limite: può morire, sapendo che rinascerà, può uccidere, può trasformarsi in quello che vuole, approfondire la scienza, le religioni, la storia. È infatti condannato alla rinascita e al ricordo, mentre attorno alla sua parabola si spengono e si accendono conflitti, progressi dell’umanità, sconfitte e drammi".
 In quest'ottica è ovvio che l'interrogativo che si pone Harry August diventi più di carattere morale e che la sua preoccupazione diventi quella del lasciare un segno, una traccia senza cambiare il corso della Storia, o addirittura salvandolo. 

"Non stiamo parlando di immortalità, bensì di rinascita, che si consuma nel dolore amplificato di conoscere l’esatta sequenza dell’inizio ogni volta, di doversi abituare ai primi anni, di acquisire la consapevolezza che l’uomo è in ogni caso destinato alla morte, ma quella di Harry presuppone anche la rinascita e l’inizio, infinito, e con l’aggravante di averne memoria". 

I punti di forza del romanzo: la trama, la scrittura, le trattazioni storiche molto puntuali, il perfetto inserirsi dei vari episodi dentro un contesto più ampio, la caratterizzazione del personaggio, che nella precedente recensione ho letto in due modi, molto vicino e molto distante dal lettore, spiegandone le motivazioni, la traduzione (affidata alla brava Valentina Daniele).

Punti di debolezza: Beh se proprio devo trovarne direi che il meccanismo di rinascita del protagonista si capisce a fatica, il suo andare a zonzo per i secoli restando sempre della stessa età mentre gli amori della sua vita invecchiano e muoiono non è così immediato; ma è trascurabile.

L'idea che qualcuno possa sperimentare cose che nella nostra unica vita non ci sono concesse, come lo spreco di una vita, il suicidio, l'omicidio, la conoscenza degli avvenimenti, è orribile e nello stesso tempo potente. La vera immortalità, alla fine, è quella che ci permette di rinascere o è quella che ci lascia intatta la memoria degli avvenimenti, in maniera da poterli sopportare (non cambiare), come una coazione a ripetere da sogno freudiano, in cui pian piano diventiamo i padroni, per soffrire sempre meno?



mentre ci rifletto su vado a gustarmi una bella tazza di English Tea, un Earl Grey, comprato a Londra, che è una variante di tè aromatizzato al bergamotto, che deve il suo nome al dono ricevuto dal Primo Ministro britannico (dal 1830 al 1832) Charles Gray.




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